AMBRA

Non è un minerale, bensì una resina prodotta milioni

di anni fa da una particolare conifera, oggi estinta.

Il nome dell’ambra raramente chiamata anche succinite sembra derivi dalla parola araba al anbar che significa ‘dorato’, in riferimento al giallo tipico di quesr antica resina fossile, prodotta milioni di anni fa da una conifera (Pinus succinifera) oggi estinta, ma molto diffusa nelle immense foreste del Terziario. L’impiego dell’ambra da parte dell’uomo risale a epoche lontane: già nell’età del bronzo era usata per manufatti di vario tipo e gli scambi commerciali tra le popolazioni contribuirono poi alla sua diffusione dalle località di origine, situate nell’Europa settentrionale, a tutta la zona mediterranea. La vera genesi di questa sostanza è però rimasta a lungo sconosciuta, nonostante le originali e bizzarre ipotesi degli antichi: si pensò che fosse urina di lince solidificata, ma anche che derivasse da uno strano processo di condensazione dei raggi del sole al tramonto. Tuttavia già i Greci notarono la sua peculiare caratteristica di caricarsi elettricamente se strofinata con un panno; tale proprietà contribuì a diffondere particolari credenze sulle capacità terapeutiche dell’ambra che, compresa nelle ‘pietre di fuoco’, fu considerata molto adatta per la cura delle malattie tipiche delle vie respiratorie e di quelle nervose. Inoltre si riteneva che infondesse coraggio ai gladiatori prima delle lotte, proteggesse le donne dagli aborti e, trattata in maniera opportuna, fosse persino un ottimo cosmetico per la pelle. Infine, venne utilizzata come valido talismano contro le streghe e i demoni e per proteggere i bambini dai pericoli del fuoco e dell’acqua.

le caratteristiche

Essendo l’ambra una sostanza di origine organica, la sua composizione chimica può essere data solo in percentuali variabili in relazione alle diverse località di provenienza. I suoi costituenti Sono il carbonio, che è prevalente, l’idrogeno e l’ossigeno. Caratteristica, inoltre, è la presenza di acido succinico (dal 2 all’8%), molto importante per distinguere la vera ambra da altre resine simili. L’ambra ha durezza che varia dall’ 1,5 al 3 della scala di Mohs ed è così leggera da poter galleggiare in una soluzione di acqua e sale. Si scioglie a 350 0C, emanando un tipico e penetrante odore, dovuto alla presenza dell’acido succinico. A questo proposito, ricordiamo che anticamente i ricchi nobili cinesi erano soliti bruciare pregiati frammenti di questa sostanza per profumare le loro abitazioni. L’ambra si rinviene in nuclei o noduli di forma irregolare e dimensioni variabili, ricoperti da una crosta scura e opaca. Una volta pulita e lavorata, può apparire da trasparente a opaca, nella caratteristica colorazione gialla o in diverse tonalità di arancio, rosso bruno, e persino verde oppure blu. La sua lucentezza è tipicamente resinosa e migliora in seguito a lucidatura. Presenta una fluorescenza bianco gesso, fino a toni azzurri. Le inclusioni aumentano di molto il valore commerciale dell’ambra; nelle varietà trasparenti, anche a occhio nudo è possibile vedere perfette bolle sferiche gassose, resti vegetali (foglie, semi, aghi di pino) e vari tipi di insetti ottimamente conservati nei minimi particolari. Altre inclusioni sono costituite da fratture da tensione, da rari cristalli di pirite oppure da zonature di colore.

Ambra di colore giallo-arancia

origine e giacimenti

L’ambra si rinviene in nuclei di forma irregolare, spesso tondeggianti, all’interno di rocce sedimentarie negli antichi ed estesi depositi diffusi lungo le coste del Mar Baltico, nella penisola di Samland, vicino a Kaliningrad (ex-Unione Sovietica). In passato questa sostanza veniva ‘pescata’ per mezzo di apposite reti dal mare, in quanto il moto ondoso sui fondali ne staccava dei frammenti dalla roccia di origine. Oggi, nelle stesse zone, si lavora in cave a cie­lo aperto su banchi rocciosi di 6-8 m di spessore. Oltre a questi importanti giacimenti storici, se ne conoscono altri distribuiti in molte località dell’Europa orientale, per esempio in Po­lonia, Russia e Romania, da dove proviene un’ambra bruna o bruno-giallastra nota con il nome di rumenite. Depositi minori si trovano in Birmania (birmite o ambra cinese), in Messico, Spagna, Canada, Francia e Libano. Ricordiamo anche una poco nota ambra italiana, la simetite, diffusa in piccole quantità lungo il corso del fiume Simeto, in provincia di Catania: il suo colore va dal giallo-rossastro al rosso intenso, contiene minori quantità di acido succinico e presenta una fluorescenza piuttosto forte; è inoltre molto fragile e tende a screpolarsi con il passare del tempo. Oggi i giacimenti più importanti dal punto di vista commerciale sono quelli situati nelle zone montuose di Santo Domingo (Repubblica Do­minicana): l’età di quest’ambra è decisamente inferiore a quella baltica, ma i pezzi sono talvolta di dimensioni notevoli e non è raro trovarvi inclusioni animali o vegetali tipiche dell’ambiente tropicale. Una varietà molto bella di ambra dominicana mostra riflessi blu-verdi, dovuti alla presenza di particolari sostanze organiche.

Imitazioni e materiali simili

L’ambra vanta numerose imitazioni, talvolta riconoscibili solo grazie a sofisticate indagini all’infrarosso. Una di esse è l’ambroide o ambra pressata, nota co­mercialmente con il nome di ‘ambra russa’ perché viene prodotta fin dal 1880 nei Paesi dell’Europa orientale. Ci si serve di ambra naturale, in frammenti altrimenti non utilizzabili ma di buona qualità, e la si sottopone a un processo di riscaldamento e di successiva pressione, ottenendo così un prodotto con caratteristiche chimico fisiche tipiche dell’ambra naturale. A volte si notano bande parallele oppure una colorazione gialla opaca perfettamente uniforme. Numerose sono le resine artificiali (o plastiche) che imitano molto bene l’ambra naturale. Quella di uso più antico è la celluloide, oggi sostituita da altri tipi di plastiche derivate dalla caseina, come la galalite, l’erinoide, la baclielite e la catalina. Il loro peso specifico, però, è notevolmente più alto rispetto a quello dell’ambra e la prova al pirografo (punta incandescente) ‘rivela’ il tipico odore di plastica bruciata. Le imitazioni in vetro sono altrettanto facilmente individuabili, oltre che per il loro alto peso specifico, per la lucentezza tipica e la sensazione di freddo al tatto. Infine, col nome di copale si indicano alcune resine di piante diverse originarie specialmente di Africa, Australia, Nuova Zelanda e America del Sud non ancora sottoposte ai tipici processi di fossilizzazione dell’ambra. Le caratteristiche tecniche sono molto simili, ma al pirografo il copale emana un odore dolciastro, fondendo inoltre a temperature molto inferiori (circa 200 °C); tende poi a screpolarsi facilmente in superficie.

gli usi

Di tutta l’ambra estratta, solo il 15% viene impiegato a scopi ornamentali per sfere di collane, cabochon, pregiati oggetti incisi; in casi particolari, inoltre, è faccettata per metterne in risalto l’aspetto e le tonalità, oppure la si riscalda lentamente, con il conseguente formarsi di tipiche fratture discoidali e un sensibile schiarimento del colore. Il resto della produzione, di solito in frammenti, viene usato per produrre l’ambroide, oppure è utilizzato nell’industria delle vernici, in particolari prodotti farmaceutici e nella fabbricazione di alcuni colori.

Gemme celebri

Diffuse e pregiate sono alcune opere d’arte in ambra, costituite da boccali incisi, figure religiose, rivestimenti di mobili, vasi di fattura orientale (specialmente cinese) e così via. I musei di Storia Naturale di Madrid, Berlino e tante altre città europee conservano oggetti di notevole valore, risalenti a diverse epoche storiche. Allo Staatliches Museum fur Naturkunde di Stoccarda si possono poi ammirare campioni d’ambra di varie provenienze, famosi per le loro inclusioni animali e vegetali, oggetto di vari studi paleontologici.

Carta d’identità dell’ambra

Classe materiale organico

Sistema cristallino amorfo

Formula chimica resina fossile

Durezza 1,5-3

Densità 1,05-1,10

Sfaldatura assente

Frattura concoide

Colore giallo, bruno, rossastro

Colore della polvere bianco

Lucentezza resinosa

Fluorescenza bianca, azzurra

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